Lenti a contatto

Le lenti a contatto vanno usate con attenzione per evitare problemi. Ne esistono diverse tipologie. Una prima distinzione generale può essere fatta tra lenti: morbide; semirigide o gas permeabili; rigide. Le lenti "morbide" possono avere una durata di uso diversa: giornaliere; settimanali; quindicinali; mensili.

Lenti Morbide

Le lenti a contatto morbide sono anche chiamate "idrofile" perché composte in gran parte da acqua e sono quelle che si adattano meglio alle caratteristiche naturali dell'occhio. Possono, infatti, garantire la corretta ossigenazione e la giusta idratazione. Sono le più confortevoli per l'occhio, ma possono essere causa di fenomeni di intolleranza a causa della loro superficie che assorbe (come fosse una spugna) le sostanze estranee che vi si depositano più facilmente rispetto ad altri tipi di lenti. Per questo motivo, è fondamentale un'adeguata manutenzione e il loro ricambio frequente. Per questo, infatti, si possono trovare lenti a contatto morbide "usa e getta" di tipo giornaliero, settimanale, quindicinale e mensile.Con queste lenti a durata limitata, grazie al continuo ricambio, i rischi di infezione si riducono notevolmente. Le più richieste sono quelle giornaliere perché eliminano totalmente la necessità di manutenzione ed i problemi legati alle possibili infezioni (per depositi di sostanze estranee sulla lente stessa). Sono adatte a tutti e il raggio di curvatura di questo tipo di lente è adattabile alla maggior parte delle cornee, garantisce una buona ossigenazione dell'occhio e un comfort superiore rispetto alle altre tipologie.

Lenti Semirigide

Le lenti a contatto semirigide o "gas permeabili" sono leggermente più flessibili rispetto a quelle rigide, ne rappresentano l'evoluzione e in pratica le hanno sostituite. La loro struttura è molto simile a quella delle rigide, ma permette una migliore diffusione dell'ossigeno nella cornea. Sono, comunque, meno tollerate rispetto a quelle morbide, e devono essere usate inizialmente gradualmente perché l'occhio si abitui. Dal punto di vista igienico, invece, sono migliori delle morbide, perché non assorbono le sostanze estranee che si depositano sopra di esse. Sono consigliate se si soffre di scarsa lacrimazione dell'occhio e nei casi in cui la curvatura della cornea non è regolare (come nell'astigmatismo di grado elevato e nel cheratocono).

Lenti Rigide

Sono costituite da un materiale non flessibile, rigido, e per questa loro struttura, l'ossigeno non raggiunge la cornea e l'unico scambio con l'esterno è possibile solo per mezzo dei continui movimenti che la lente effettua sulla superficie corneale (essendo rigida, non si adatta perfettamente alla cornea). In genere questo tipo di lenti ha una tolleranza iniziale molto bassa e, quindi, il periodo di adattamento è molto lungo. Si deve quindi, come per le semirigide, preparare l'occhio gradualmente al loro utilizzo, effettuando periodiche visite di controllo dallo specialista per valutare subito eventuali episodi di intolleranza. La loro struttura permette una pulizia più sicura (vi si depositano molto meno le sostanze estranee). Ormai questo tipo di lenti sono praticamente in disuso, essendo al loro posto preferite le semirigide o gas permeabili, che ne costituiscono l'evoluzione. La scelta delle lenti rigide, quindi, avviene solo in casi eccezionali.

Le lenti cosmetiche

Questo tipo di lenti sono state immesse sul mercato recentemente. Non si tratta solo di protesi correttive, ma per lo più di un ausilio cosmetico associato ad esigenze d'immagine della persona. In alcuni casi, possono coadiuvare il trattamento di alcune patologie come l'ambliopia o le opacità oculari. I portatori possono scegliere tra lenti colorate idrofile e lenti cosmetiche vere e proprie. La differenza consiste nel risultato estetico finale: le prime inducono variazioni parziali di colore nell'iride, le seconde, realizzate con tecnologie sofisticate, alterano totalmente il colore dell'occhio. Le lenti cosmetiche contengono alte percentuali di colorante: quest'ultimo diminuisce la permeabilità della cornea all'ossigeno e ciò costituisce un limite per la condizione di utilizzo.