LA MIOPIDEMIA ESISTE

In questi mesi nel mondo dell’ottica è stata più volte ripresa dalle aziende e dai media la previsione fatta nel 2016 dalla rivista scientifica Ophthalmology, per cui il 50% della popolazione mondiale nel 2050 sarà probabilmente miope e il 10% potenzialmente cieca. Oggi giochiamo, quindi, una partita molto delicata, in cui partiamo svantaggiati

La miopia nei bambini, sia per il livello di penetrazione sia per la sua accelerazione, è un problema che si sta svelando anche ai genitori e naturalmente a oculisti e ottici optometristi. In una tavola rotonda tra oftalmologi a latere dell’ultimo congresso Siop gli stessi specialisti si sono confrontati sullo stato della miopia nel mondo e sul pensiero medico attuale in proposito. In particolare Paolo Nucci, il quale da alcuni anni insiste all’interno della sua categoria sull’esistenza della “miopidemia” e sul fatto che due diottrie in più faranno una grande differenza in futuro, ha sottolineato come sia soprattutto la letteratura scientifica e oftalmologica a confermarlo.

Già nel 1999 c’è un warning sempre da parte di Ophthalmology: attenti, stiamo diventando tutti più miopi. E miopi da allora lo sono diventati molti, troppi, nel mondo. A Singapore, ad esempio, siamo già al 2050, nel senso che già una persona su due è miope. In Europa la situazione è migliore? Pare di sì. In Gran Bretagna registriamo una persona su quattro miope. C’entra l’alimentazione? Sembra di no. La genetica? In qualcosa sì. La collocazione geografica? Poco. Un esempio emblematico è quello di due paesi limitrofi come Taiwan e le Filippine. A Taiwan i giovani fino 12 anni sono miopi al 63% e al 95% a 18 anni. Nelle Filippine invece la percentuale è bassissima: 3% in ambito rurale, 12,5% nelle zone urbane. Nonostante la vicinanza geografica la differenza la fa la scolarità: un recente studio di Ian Morgan evidenzia come la penetrazione della miopia nei giovani sia drammatica nella “Modern East Asian Education” anche rispetto a quella evoluta occidentale.

I miopi di oggi, tra l’altro, non sono quelli di ieri: il loro difetto visivo compare precocemente con livelli elevati rispetto al passato, che peggiorano se non affrontati nel tempo. Israele è convinto che il rapporto tra miopi e scolarità sia la chiave di lettura della miopidemia. E il metodo di studio, più o meno digitale, accelera il processo, tanto che il mondo orientale evoluto è maggiormente miopizzato di quello occidentale.

I medici continuano a ripetere che i bambini devono trascorrere buona parte del tempo libero all’aria aperta, ma è la stessa scuola a volerli sui libri e sui tablet anche dopo gli orari scolastici. Oggi la pandemia ci ha messo del suo costringendo i giovani alla Dad e al distanziamento sociale. In Cina la quarantena a causa del Covid ha accelerato la miopia nei bambini tra i 7 e i 12 anni. Per sanare questa situazione bisogna passare non solo attraverso le innovative soluzioni oftalmiche ora presenti, ma soprattutto farlo con una serie di nuovi atteggiamenti. La scuola deve rispettare le pause dei giovani, limitando le ore da dedicare alla lettura al tempo necessario per apprendere. Allo stesso modo i genitori devono farsi carico di questo cambiamento auspicando per i figli più aria aperta, più hobby tradizionali e sociali e meno digitali. Infine, all’area medica, e in parte anche a quella optometrica, serve comprendere meglio la lezione della pandemia. Qualora ci fossero oculisti che si stiano ancora domandando se qualche diottria di miopia in più possa essere veramente un pericolo, va ricordato come il peggior scenario dei miopi di medio livello (da -3 a -6) sia il distacco della retina. Anche al mondo della salute è richiesta la medesima agilità che tutti noi usiamo per superare questi momenti unici.

Nicola Di Lernia

 

FONTE: b2eyes